sabato 22 novembre 2008

Un pò di scoutismo...

Da come promesso rieccomi qui!
Questo post lo dedico interamente allo scoutismo...voglio un pò raccontarvi di cos'è, come è nato e qual'è il progetto educativo che ci sta dietro!

Bene, cominciamo, allora!

Il fondatore dello scoutismo è Robert Stephenson Smyth Baden-Powell, meglio conosciuto come B.-P., nato a Londra il 22 febbraio del 1857 (data che oggi chiamiamo Thinking Day). Prestò un servizio militare eccellente, fu capitano a soli 26 anni, mostrò eccezionale abilità come topografo ed esploratore nelle diverse guerre che combattè; ritornò in Africa diverse volte, e i una di queste per combattere nella Seconda guerra boera, durante la quale liberò la città di Mafeking. Al suo ritorno, B.-P. scoprì che il suo manuale d'addestramento Aids to Scouting aveva avuto un grande successo e che era stato adottato da insegnanti e da associazioni giovanili. A seguito di ciò, B.-P. decise di riscrivere Aids to Scouting per un pubblico più giovane, e nell'agosto 1907 tenne un campo sull'isola di Brownsea con venti ragazzi di diverse estrazioni sociali, per verificare la praticabilità di alcune delle sue idee. Scautismo per ragazzi fu in seguito pubblicato, nel marzo 1908, in sei fascicoli. Ragazzi e ragazze si unirono spontaneamente per formare squadriglie ed il movimento scout divenne inaspettatamente un fenomeno di massa, dapprima nazionale, in seguito internazionale. Il 30 ottobre 1912 sposò in segreto Olave Soames, una ragazza di 32 anni più giovane, e dalla quale ebbe tre figli. Allo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1914, B.-P. si mise a disposizione dell'esercito. Per motivi di salute, nel 1939 traslocò in una casa che aveva commissionato in Kenya, paese che aveva visitato in precedenza, e dove morì (a a Nyeri, vicino al Monte Kenya) l'8 gennaio del 1941. Sulla sua tomba è riportato il segnale di pista "Sono tornato a casa".

Dopo questa introduzione voglio mostrarvi il metodo educativo!

L'educazione scout ha come obiettivo principale lo sviluppo integrale della persona. L'individuo in ogni fase della sua vita è considerato come una persona completa e il Metodo Scout si prefigge di accompagnarlo, almeno per un tratto, nel suo cammino personale, andando ad agire nei cinque ambiti di sviluppo: fisico, intellettuale, emotivo, sociale e spirituale. I principi metodologici del Metodo Scout sono gli stessi in tutto il mondo.
Lo scoutismo nacque per offrire al ragazzo un mezzo efficace per sviluppare il suo carattere, per formare la sua personalità al di fuori di qualsiasi schematizzazione oppressiva, attraverso un rapporto educativo rispettoso dei principi di libertà e di democrazia in grado di favorire un adeguato sviluppo dello spirito critico. Una delle intuizioni più originali e più importanti di B.-P. sta nell’aver compreso che il valore di un uomo consiste nella realizzazione della sua specifica personalità piuttosto che adeguarsi ad un modello standardizzato di essa. La società umana ha bisogno di individui pieni di risorse, in grado appunto per questo di vivere la loro vita e di dare alla società quanto è nelle loro possibilità.
Lo scoutismo propone un metodo di educazione attivo. Tale metodo afferma:
1. la necessità che il ragazzo collabori attivamente alla sua educazione
2. l’importanza che viene data alla vita all’aria aperta e ancor di più il contatto con la natura
3. il metodo della ricerca e dell’esplorazione personale, dell’esperienza concreta
4. l’importanza del lavoro tecnico e produttivo
5. la tendenza a far assumere al ragazzo delle effettive responsabilità concrete
6. l’importanza del gioco, sempre presente in tutte le attività

Il principio di autoeducazione ha nello scoutismo duplice funzione: di condurre ad una educazione dall’interno e riconoscere le esigenze e gli interessi proprio dell’educando.
Autoeducazione intesa come quanto il ragazzo/a impara da sé, è ciò che gli rimane impresso e che lo guiderà in seguito nella vita, molto più di qualsiasi altra cosa impostagli da un insegnante attraverso l’istruzione. Autoeducazione significa che il ragazzo/ a, anziché conformarsi a un modello proposto, e anzi spesso imposto, dagli adulti, diviene l’artefice principale della crescita della propria personalità. Il ruolo del capo è limitato: egli dà al ragazzo/ a l’ambizione e il desiderio di imparare da solo. Dire autoeducazione significa anche escludere ogni tentativo di educazione collettiva o di massa. Nello scoutismo il ragazzo/ a è inserito in una comunità adeguata alla sua psicologia e della quale egli si sente in maggiore o minor misura responsabile.

La prima fase del processo educativo è costituito dal lupettismo per i bambini e dal coccinellismo per le bambine. I mezzi per applicare il metodo in queste due branche sono il gioco (si fa tutto con il gioco ma nulla per gioco), l’atmosfera fantastica (giungla o bosco) e l’abilità manuale.
All’età di 11 anni si passa quindi all’ambiente avventuroso degli esploratori e delle guide.Questa è la parte centrale dell’educazione scout, quella durante la quale il metodo ideato da B. P. trova piena applicazione. I mezzi con il quale il metodo è applicato sono soprattutto il sistema delle squadriglie e la vita all’aperto. Il sistema delle squadriglie è forse l’intuizione più importante di B. P., le squadriglie sono infatti paragonabili a delle piccole comunità autonome di 7-8 elementi, in cui tutti hanno degli incarichi. Ognuno ha quindi delle responsabilità da adempiere per il buon andamento delle attività.Con la vita all’aria aperta si cerca di far avere ai ragazzi una conoscenza diretta della natura, conoscenza acquisita tramite l’esplorazione. Si cerca inoltre di fare leva sul senso di lealtà e di cortesia dei ragazzi, affinché questo diventi il loro stile di vita.
A 16 anni il ragazzo matura le sue scelte di vita per diventare un uomo (od una donna) nel senso completo e cristiano del termine. Ora il cammino del ragazzo si completa con l’approfondimento della vita spirituale, culturale e fisica. Tutte le tecniche imparate e le doti acquisite vengono unificate nell’equilibrio della persona attraverso i punti nei quali si articola il programma dei rover e delle scolte: comunità, strada, fede e servizio. Compiuti i 21 anni il ragazzo, con la cerimonia della partenza, coronamento della promessa, si impegna a realizzare i più alti valori di vita ed in particolare a svolgere un servizio continuativo e disinteressato, a ad assumere una precisa linea di condotta di fronte ai particolari aspetti della vita. A questo punto l’uomo scout è pronto, un individuo che ha carattere, personalità, capacità fisiche, tecniche e morali, che è aperto agli altri ed al servizio del prossimo, che possa, come diceva B.P., “lasciare il mondo un poco migliore di come lo ha trovato”.

Il gioco Una buona parte delle principali attività scout, della vita del campo, alle numerose e complesse tecniche, dalla vita stessa del branco a quella della squadriglia sono presentate e vissute dal ragazzo nella forma del gioco; al quale lo stesso capo – educatore, se vuole avere un’autentica funzione educativa, deve concretamente, attivamente partecipare.
Ma la funzione del gioco nello scoutismo non si riduce soltanto a questa capacità di attirare e soddisfare i ragazzi, in quanto la sua importanza è data soprattutto dalla sua attitudine ad educare.
Ed, ancora giocando spesso e sempre meglio, il ragazzo riuscirà a liberarsi da quell’atteggiamento che consiste nel discutere e nel contestare con l’intento di avere sempre ragione.
Perché sia possibile ottenere buoni risultati, è necessario che i giochi siano adatti all’età dei ragazzi ai quali ci si rivolge. Al capo educatore si chiede particolare sensibilità ed equilibrio per porre giochi che non siano motivo di disagio per nessuno. Occorre sottolineare in oltre il fatto che lo scoutismo è stato, ed è tuttora, uno dei pochi metodi educativi che ha saputo utilizzare il gioco in tutte le varie e versatili possibilità educative, come mezzo piacevole di apprendimento, di sviluppo dell’avventura, della creatività e della socializzazione, riuscendo nello stesso tempo a soddisfare i bisogni di costruzione, esplorazione, comunicazione, movimento, avventura e far da sé, così deprivati, oggi, in quasi tutto gli ambienti educativi e la sua capacità di sviluppare nel ragazzo la gioia di vivere.

Lo spirito scout è un modo di vivere con successo la vita; un successo che consiste più semplicemente nell’essere felici in un modo profondamente nel quale il giovane impegni tutto il suo essere.
La prima caratteristica consiste nel gusto e nella volontà di essere giovani
La seconda è rappresentata dalla volontà di lasciarsi guidare, in tutte le azioni, dall’amore.

La buona azione Dal punto di vista concreto, uno degli elementi principali della formazione morale dello scoutismo è senza dubbio la pratica della buona azione (più comunemente chiamata b. a.) che per il ragazzo rappresenta un preciso dovere. Anche qui la libertà del ragazzo è completa, nessuno controllerà e perché l’atto è da considerarsi gelosamente personale. Queste buone azioni sono perfettamente adeguate all’età del ragazzo.

Movimento di massa o movimento d’élite? Entrambi….
Di massa nel senso che deve allargare il più possibile la sua base, affinché, al limite, possa abbracciare la maggior parte della gioventù di tutto il mondo. Quando invece si dice che è un movimento d’élite si intende la volontà di non lasciare per nessun motivo che la qualità ceda alla quantità.
Lo scoutismo vuole essere un movimento di massa qualificata.
Lo scoutismo non si adatta a tutti i giovani e, coloro ai quali si avvicina, rappresentano quelli che vogliono impegnarsi in un’autentica formazione personale e che individuano nello scoutismo stesso la strada per raggiungere tale obiettivo.

Rapporti con la scuola Al giorno d’oggi la scuola, specialmente quella dell’obbligo, è chiamata ad assolvere compiti educativi sempre più vasti; ciò, per l’innegabile insufficienza pedagogica della maggior parte delle famiglie e per la profonda insensibilità educativa dell’ambiente sociale in genere. B.P. stesso non riteneva che lo scoutismo dovesse soppiantare la storica funzione della scuola, ma piuttosto completarla. Baden – Powell accusa il sistema scolastico tradizionale di offrire più che un’educazione, una semplice istruzione e questo potrebbe diventare un problema se si pensa che per molti ragazzi la scuola rappresenta l’unico mezzo di formazione intellettuale ma anche sociale; in oltre B. P. afferma che la scuola, basandosi su concezioni teoriche, non tiene nel dovuto conto le esigenze e le caratteristiche naturali del ragazzo. Famiglia, scuola e scoutismo svolgono un’azione di completamento vicendevole e di integrazione reciproca. Lo scopo dello scoutismo è quello di raggiungere un generale sviluppo della personalità di ogni singolo ragazzo. Mettere a confronto scuola e scoutismo non è possibile per il semplice fatto che, per quanto riguarda l’interesse e il gusto dei ragazzi, si tratta di due metodi educativi profondamente diversi. Ed è proprio questa diversità che li rende complementari. Importante è riconoscere che l’esigenza più sentita nella scuola è di trovare all’esterno, nell’ambiente cioè in cui vive il ragazzo, un più positivo appoggio al suo lavoro educativo.

Cosa po’ offrire lo scoutismo oggi?
- offre quell’ambiente extra – scolastico, capace di affiancare l’opera della scuola e dell’insegnante
- la chiarezza dei suoi principi e la semplicità dei suoi metodi possono aiutare convenientemente lo stesso insegnante ad approfondire e risolvere i più importanti problemi educativi che la pratica continuamente gli propone

Rapporti con la famiglia Lo scoutismo, in rapporto alla famiglia, non ha il compito della formazione diretta ed esclusiva del ragazzo, ma ha solo un compito integrativo da svolgere in accordo e potenziamento dell’azione familiare. Di norma lo scoutismo è in grado di dare frutti positivi solo quando gli è possibile inserirsi senza fratture e quindi senza eccessive difficoltà nella formazione familiare di un ragazzo.

Motto: Estote parati (state pronti)

Iscritti al movimento AGESCI (Associazione Guide E Scout Cattolici Italiani)
Cento: 220, il gruppo più grande di Bologna
Bologna: 24/25 gruppi per un totale di circa 3700 persone
Italia: 300000 perone
Mondo: oltre 28 milioni

Ci sarebbe ancora molto altro da dire, ma credo che mi fermerò qui…spero di non avervi annoiati! Ma se avete cose più tecniche o pratiche da chiedere io rispondo a qualsiasi dubbio!

Vi lascio il link dell’AGESCI: http://www.agesci.org/
dell’ASCI (Associazione Scoutistica Cattolica Italiana): http://it.dada.net/freeweb/asci.freeweb/
del MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani): http://www.masci.it/
del CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani): http://www.cngei.it

Mi piacerebbe concludere col messaggio finale che B.-P. scrisse, come ultimo suo messaggio, agli scout!
Cari Scouts,
se avete visto la commedia Peter Pan vi ricorderete che il capo dei pirati ripeteva ad ogni occasione il suo ultimo discorso, per paura di non avere il tempo di farlo quando fosse giunto per lui il momento di morire davvero. Succede press’a poco lo stesso anche a me e, per quanto non sia ancora in punto di morte, quel momento verrà, un giorno o l’altro; così desidero mandarvi un ultimo saluto, prima che ci separiamo per sempre.
Ricordate che sono le ultime parole che udrete da me: meditatele.
Io ho trascorso una vita molto felice e desidero che ciascuno di voi abbia una vita altrettanto felice.
Credo che il Signore ci abbia messo in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere la vita. La felicità non dipende dalle ricchezze né dal successo nella carriera, né dal cedere alle nostre voglie.
Un passo verso la felicità lo farete conquistandovi salute e robustezza finché siete ragazzi, per poter essere utili e godere la vita pienamente una volta fatti uomini.
Lo studio della natura vi mostrerà di quante cose belle e meravigliose Dio ha riempito il mondo per la vostra felicità. Contentatevi di quello che avete e cercate di trarne tutto il profitto che potete. Guardate al lato bello delle cose e non al lato brutto.
Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Cercate di lasciare questo mondo un pò migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del nostro meglio. “Siate preparati” così, a vivere felici e a morire felici. Mantenete la vostra Promessa di Scouts, anche quando non sarete più ragazzi, e Dio vi aiuti in questo.
Il vostro amicoBaden Powell of Gilwell

2 commenti:

cinzia demi ha detto...

Conosco bene l'impegno di vita scaut perchè tutti e due i miei figli, una in passato e uno tutt'ora, hanno affrontato questo percorso. Devo dire che è impegnativo non tanto da piccoli, perchè i primi anni di coccinella o lupetto sono comunque vissuti come gioco e scoperta, come aventura e divertimetno e si affrontano molto bene. Il problema viene quando arrivano gli impegni, quelli più seri di lavoro, servizio, escursioni solitarie, impegno come forma di vita. Il tutto comunque fa riflettere e probabilmente, chi ce la fa diventa più forte. L'importante è che da ideale non si trasformi in ideologia, come ho sentito troppo spesso trapelare da alcuni discorsi fatti dai responsabili, ai quali certe volte si aggiungono anche indicazioni politiche, di idee ritenute più vicino allo scautismo: in quel caso tutti gli eccessi mi sembrano stonati.
Cinzia Demi

AnnalisaCapriotti ha detto...

hai visto????sono proprio brava eh...magariiiii....!!!!no comunque l'ho messa perchè mi piace tantissimo...le parole sono davvero belle e significative..:) a proposito buon viaggio eliiiiiiiiii...dai ci vediamo al tuo ritorno....:) un mega bacioneeee e divertiti!!!
Annalisa